Sogno a occhi aperti: un viaggio immaginario
Sogno a occhi aperti: immagino di salire sulla locomotiva a Casino di Terra e di partire per Villetta.
La ferrovia è costruita a scartamento ordinario (1433 mm) per evitare trasbordi di materiale; erroneamente è stata citata da Carlo Cassola nel suo libro “Ferrovia Locale” come a scartamento ridotto.
Parto dalla stazione di Casino di Terra posta a 40 m s.l.m.; la stazione ha un “piano del ferro” molto diverso da quello attuale. Sul retro del fabbricato viaggiatori si attesta la linea che viene da Monterufoli. Con una manovra di regresso i carri vengono spinti sulla linea di Saline (di Volterra, ndr) quindi stazionati su uno dei due binari di ricovero della stazione per essere agganciati ai convogli merci in partenza per Cecina.
Il convoglio ferroviario è formato da una colonna di carri scoperti a due assi che ha frenatori ogni tre carri, i quali devono stare pronti ad azionare un sistema a vite per far stringere le ganasce dei ceppi.
Supero il ponte sul fiume Cecina, attraversato spesso con un “pilotaggio” cioè il ponte in legno viene prima ispezionato da un addetto che viste le condizioni fa avanzare il treno; alla velocità di 15 km/h supero i vari incroci col la strada che costeggia il torrente Sterza, oltrepasso un primo ponte per arrivare al km 12, dopo circa 50 minuti, nella zona della Pompa dopo un bellissimo ponte a tre arcate sullo Sterza.
Alla Pompa, posta all’altezza di 98 m s.l.m., la ferrovia s’immette nella valle del torrente Ritasso, ma prima di entrarvi la Monterufoli 1, per evitare di rimanere a secco, fa un rifornimento idrico intermedio tramite un “cavallo dell’acqua”; la locomotiva è infatti una loco-tender (il serbatoio dell’acqua, con dimensioni più contenute, è incorporato nella macchina) che non dispone quindi di un tender ovvero un apposito carro che contenga carbone e acqua.
Prima del ponte sul Ritasso, che immette la ferrovia su un percorso acclive (molto ripido, ndr), è posto un binario di ricovero lungo 50 metri che si ricongiunge alla ferrovia tramite uno scambio; su questo binario vengono accantonati alcuni carri non utilizzati e una locomotiva di spinta.
La locomotiva di spinta è utilizzata in tratti acclivi per dare una potenza aggiuntiva, atta a superare tratti impervi o scivolosi; nel nostro caso, nel periodo autunnale, le foglie cadute dai rami insieme alle piogge rendono scivoloso il binario che ha una pendenza del 22‰ (limite max 30‰); non so se vi è permanentemente la presenza di tale locomotiva: forse viene noleggiata in alcuni periodi critici dell’anno.
Dopo il rifornimento, se necessaria, viene agganciata la seconda locomotiva e inizia il tratto più affascinante: quello immerso nella macchia. La velocità passa da 15 a 10 km/h; i problemi del macchinista e del fuochista sono quelli di tenere la caldaia accesa: la bassa velocità non facilita l’afflusso d’aria in caldaia che rischia quindi di spengersi.
Subito si presenta uno scolletto che dà a strapiombo sul Ritasso. Il tratto ferroviario porta il convoglio dai 98 m s.l.m. della Pompa ai 132 m s.l.m., dopo solo 1.5 km, del primo ponte incontrato, quello sul fosso di Malentrata. Il convoglio attraversa la trincea, lunga circa 150 metri, scavata tra le rocce granitiche a colpi di piccone. Dopo pochi metri c’è l’arrivo di una teleferica che porta la magnetite da un giacimento scoperto sul fosso di Malentrata a una piccola tramoggia per essere poi caricata sui vagoncini nel viaggio di ritorno.
Il convoglio deve ancora fare un ultimo sforzo: il culmine viene raggiunto 500 metri dopo, sul viadotto del ponte a una luce sul Ritasso dal quale si può vedere il meraviglioso panorama sottostante, forti di un’altezza dal torrente di circa 15 metri.
Da questo punto il tragitto è tutto in piano: viene superata l’ultima Casa Cantoniera e l’ultimo ponte ad arco sul Ritasso; dopo circa un chilometro la ciminiera della Monterufoli 1 lascia la macchia di querce e corbezzoli per affrontare l’ultimo chilometro tra i campi coltivati della Tenuta di Monterufoli.
Qui arrivo al capolinea: Villetta.
Lo scambio d’ingresso porta i vagoncini sotto un piano di caricamento dove la lignite, scavata dalla miniera e trasportata tramite il pozzo maestro, viene caricata sui carri.
La locomotiva, sganciata dal convoglio, va avanti e dopo aver passato lo scambio retrocede tramite una piccola asta di manovra sul binario 2 e con un “testa-coda” si ricongiunge dalla parte opposta al convoglio caricato o ad altri carri in sosta su un binario di ricovero.
Probabilmente la seconda locomotiva, quella di spinta, tornerà alla Pompa in un secondo momento o più tardi formerà un secondo treno diretto alla stazione di Casino di Terra.
Il viaggio di 17.6 km è durato circa 1h 30’. Senza fretta.
di Simone Francalacci
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Biografia dell’Autore
Simone Francalacci, nato a Cecina il 1/1/72, è diplomato in elettronica all’ITIS “Enrico Mattei” di Rosignano M.mo.
Macchinista delle FF.SS. dal 1992, oggi è in servizio alla Divisione Passeggeri/Intercity di Pisa.
Appassionato di storia del territorio e archeologia ferroviaria, ha come passioni l’atletica, la filatelia e il modellismo ferroviario.
Vive a Cecina.