Questi sì che sono bellissimi ricordi, perché tutto il male non viene per nuocere!
Lo dico a proposito di qualcuno che, dopo la Seconda Guerra mondiale, rimase a Libbiano e s’ingegnò per lavorare e quindi vivere…
Era una tranquilla giornata d’agosto; ero al mare, in ferie con la mia famiglia (marito e figlie). Alla pensione dove alloggiavamo mi dissero che la mia mamma mi aveva cercata e mi doveva parlare con urgenza. Mi tremavano le gambe… avevo paura che fosse successo qualcosa di grave – “Sai chi ti vuole conoscere?” – disse la mia mamma – “Remo, il tuo Padrino, venuto appositamente da Alessandria per conoscerti”.
La mia mente si abbandonò ai ricordi: negli anni della guerra, e anche dopo, qualcuno degli sfollati rimase a Libbiano… come due ragazzi, bravissime persone, che trovarono lavoro alla Fattoria Scerni come muratori, ma disposti a fare qualsiasi lavoro pur di guadagnarsi un pezzo di pane.
Credo che questi due ragazzi dormissero alla Fattoria: uno si chiamava Sandro, era di Mantova, l’altro Remo, più grande, ed era di Alessandria. Sandro era scapolo, Remo invece aveva ad aspettarlo con ansia la mamma e la giovane sposa Maria.
Fra questi due ragazzi, i miei nonni e la mia famiglia si era creato un bel rapporto d’amicizia e spesso venivano invitati a pranzo, anche per fargli sentire meno la mancanza della loro famiglia.
Nacqui nel marzo del ’45 e fu naturale invitarli, tant’è che Remo si offrì di fare il Padrino, insieme alla Libera Cerri, sorella della Quirina. Non avevano vestiti decenti, per cui gli vennero prestati e così alla bell’e meglio furono pronti per l’occasione.
Era giugno o luglio del ’45 quando i due ragazzi poterono partire dopo che, con l’aiuto di tanti libbianesi, erano riusciti a raggranellare i soldi per il viaggio di ritorno a casa. In quei momenti non c’era la possibilità di tenere i contatti, tanto che per i loro cari potevano essere anche morti.
Passarono gli anni. Io crescevo e in casa, a volte, i miei genitori parlavano e ricordavano quel periodo e… Remo, specialmente quando arrivava un bigliettino per gli auguri di Natale o per il mio compleanno.
L’ultimo ricordo arrivò per la mia Prima Comunione e diceva, dopo gli auguri affettuosi, “Un giorno, non troppo lontano, io invecchierò e tu sarai una bella signorina”. Ero piccola, ma queste parole mi colpirono.
Nel ‘57 si tornò (la famiglia andò ad abitare, ndr) a Larderello e di Remo, durante il trasloco, si persero i bigliettini e l’indirizzo.
Passarono ancora altri anni e Remo si ammalò gravemente; al figlio Renzo, nato nel ’46, aveva chiesto, caso mai fosse guarito, di aiutarlo a esaudire un suo desiderio: tornare a Libbiano per vedere che fine avesse fatto quella bambina a cui lui pensava spesso. E così dopo poco tempo, appena Remo guarì, tornarono a Libbiano, ma noi (io e la mia famiglia) non si abitava più lì; chiesero della Libera Cerri ma anche lei abitava a Pomarance.
La trovarono comunque e lei disse loro che stavo a Larderello e avevo un negozio di parrucchiera… ma in quel momento il negozio era chiuso per ferie. Qualcuno li accompagnò dai miei genitori: fu così che la mia mamma mi avvertì!
Anticipammo il rientro dalle ferie, era il minimo che potevamo fare, e così conoscemmo Remo, la moglie Maria, il figlio Renzo e il nipote Corrado. Non vi dico l’emozione…
Dopo i saluti calorosissimi, Remo mi guardò e disse: “Ah! la mia bambina, pensavo di non ritrovarla più”. … solo che la sua bambina aveva 39 anni, con tanto di marito e figlie!
Remo si scusò per non avermi mai potuto fare un regalo… ma per me quello di conoscerlo è stato il regalo più bello che potesse farmi: conoscere una persona così speciale che in tantissimi anni non era riuscito a dimenticare quel brutto periodo lontano da casa, Libbiano e i suoi amici a cui doveva la vita e soprattutto la voglia di conoscermi.
Remo e Maria ormai non ci sono più ma con Renzo, scherzando, ci chiamiamo fratello e sorella. Non occorre avere legami di sangue quando il destino ti fa questi scherzi!!!!
Quando ricordo tutto ciò, non posso fare a meno di pensare alla generosità e all’ospitalità dei libbianesi, doti in cui si sono sempre contraddistinti, e alla riconoscenza di chi ha ricevuto tutto questo.
Io mi sento proprio fortunata: non dimenticherò mai Remo e la sua famiglia. ❤️
Giovannella Cerri