Aldilà dell’eufemismo che la definisce (non ho mai saputo di una “tosse buona”!) ci immergiamo nei ricordi di Anna Luisa che questo tipo di malanno le ha portato alla memoria dei ricordi molto particolari.
I RICORDI DI LIBBIANO
Da quando sono entrata nel gruppo “Libbiano vive” è come se fossi tornata indietro di tantissimi anni: nella mia mente c’è stata un’esplosione di ricordi. Dopo aver letto alcuni racconti e viste tante foto, si sono aperti i cassettini della mia memoria e ho capito che i nomi di alcune persone e alcune loro storie le conoscevo per averle ascoltate dalla mia mamma che ha vissuto i suoi primi 18 anni a Libbiano.
Mamma è sempre stata molto legata alle sue origini: da piccola mi portò al matrimonio di sua cugina Angelica, alla festa della Madonna della Neve e una volta ad attraversare l’Adio e la Trossa: vi voglio raccontare un ricordo legato proprio a quest’ultimo evento.
LA TOSSE CATTIVA
All’età di cinque o sei anni mi venne la pertosse (popolarmente chiamata tosse canina o cattiva) e tutti sappiamo che è una malattia dell’infanzia che dura per tanti mesi. Mamma, stanca di aspettare che guarissi, si ricordò di una credenza popolare che sembrava fosse un toccasana: attraversare un fiume maschio e un fiume femmina… niente di meglio che farmi attraversare l’Adio e la Trossa (mamma li chiamava fiumi ma in realtà sono un fosso e un torrente!).
Non ricordo con quale mezzo di locomozione giungemmo a Libbiano, ricordo invece che, per qualche giorno, andammo a stare dalla zia Paola. La cosa che mi colpì quando entrammo in cucina fu l’enorme camino e la legna da ardere in un angolo. La zia di mamma, un po’ sorpresa, ci accolse affettuosamente. Era una donna alta, magra con i capelli bianchi e camminava appoggiata a un bastone a causa della precedente rottura dell’anca (a quel tempo non esistevano le protesi e quindi zoppicò per tutta la vita) .
Familiarizzai subito, la chiamai nonna perché somigliava a mia nonna Isola (nonché sua cognata). Come mia nonna, indossava un abito e un grembiule neri, calze nere, pezzola in capo legata dietro da sembrare quasi una cuffia… nera.
L’ADIO E LA TROSSA
Il giorno dopo il nostro arrivo a Libbiano a piedi, attraverso scorciatoie che mamma conosceva bene, andammo alla confluenza dell’Adio e della Trossa (nei Piani di Trossa, ndr). Dopo aver individuato il punto dove l’acqua era bassa, cominciammo ad attraversarlo da una sponda all’altra, prima uno e poi l’altra. Ripetemmo questo rito più volte finché ci stancammo ed esauste ci sedemmo sulla riva. Il ritorno fu molto più agevole perché ci riportò a Libbiano un uomo di nome Giocondo col suo calesse.
Giunte a casa, nonna Paola ci fece trovare il pranzo pronto. Aveva cucinato la pappa al pomodoro: a me non era mai piaciuta ma la mangiai tutta, vuoi per la fame, vuoi per la stanchezza; mi piacque e da allora l’ho sempre mangiata molto volentieri. Mamma era solita dire: “Mia zia Paola ha fatto mangiare ad Anna Luisa anche la pappa!!”.
Per due o tre giorni ripetemmo il rito per poi tornare a casa nostra. Mamma sperava che la pertosse fosse guarita ma, con sua grande delusione, ci vollero ancora dei mesi prima che scomparisse del tutto.
di Anna Luisa Cheli
(*) La tosse detta cattiva o canina, in realtà è la pertosse, caratterizzata dall’infiammazione della trachea e dei tubi bronchiali. La pertosse, nota anche come tosse dei 100 giorni, è una malattia infettiva batterica molto contagiosa: si diffonde facilmente per via aerea attraverso tosse e starnuti di una persona infetta. Inizialmente i sintomi sono solitamente simili a quelli del raffreddore comune, presentandosi con un naso che cola, febbre e tosse lieve cui seguono settimane caratterizzate da attacchi più forti. A seguito di un attacco di tosse, si può ascoltare un suono acuto o un gemito quando la persona inspira. La tosse può durare per 10 o più settimane, da qui la definizione “tosse dei 100 giorni”. Le persone sono infettive dall’inizio dei sintomi fino a circa tre settimane dalla fine delle crisi di tosse.